ISTITUZIONE DELLA PROFESSIONE: IL PUNTO DELL’AISO SULL’ITER

ISTITUZIONE DELLA PROFESSIONE: IL PUNTO DELL’AISO SULL’ITER

L’AISO continua a guardare con fiducia al percorso di riconoscimento della professione di osteopata

L’AISO continua a guardare con fiducia al percorso di riconoscimento della professione di osteopata, inaugurato con la legge 3/2018 (legge “Lorenzin”). L’intero iter, per la nostra associazione, ha per principale riferimento l’articolo 7 della norma, il cui testo recita:

(Individuazione e istituzione delle professioni sanitarie dell’osteopata e del chiropratico):

  1. Nell’ambito delle professioni sanitarie sono individuate le professioni dell’osteopata e del chiropratico,per l’istituzione delle quali si applica la procedura di cui all’articolo 5, comma 2, della legge 1 febbraio 2006, n. 43, come modificato dalla presente legge: previo parere tecnico-scientifico del Consiglio superiore di sanità, mediante uno o più accordi, sanciti in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, ai sensi dell’articolo 4 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e recepiti con decreti del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri.
  2. Con accordo stipulato in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, da adottare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabiliti l’ambito di attività e le funzioni caratterizzanti le professioni dell’osteopata e del chiropratico, i criteri di valutazione dell’esperienza professionale nonché i criteri per il riconoscimento dei titoli equipollenti. Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro della salute, da adottare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, acquisito il parere del Consiglio universitario nazionale e del Consiglio superiore di sanità, sono definiti l’ordinamento didattico della formazione universitaria in Osteopatia e in chiropratica nonché gli eventuali percorsi formativi integrativi.

Per AISO, si tratta di un testo che ben definisce il perimetro a cui ogni sviluppo verso la meta dell’istituzione della professione osteopatica si deve attenere. La questione se dall’entrata in vigore della legge 3 del 2018 le scuole di Osteopatia avrebbero dovuto chiudere o modificare il proprio ordinamento didattico è perciò destituita di fondamento, dal momento che nella legge non c’è scritto niente del genere. L’articolo 7 della legge 3 del 2018 NON PARLA di formazione o di titoli necessari per l’esercizio della professione di osteopata, ma esclusivamente DELL’INDIVIDUAZIONE DELLA PROFESSIONE DELL’OSTEOPATA. Non esiste, come è chiaro dal tenore dell’articolo, nessuna indicazione su quelli che saranno i titoli necessari per poter svolgere la professione di osteopata. NON sono indicati i titoli necessari per potersi iscrivere all’albo, non si parla di lauree abilitanti o titoli equipollenti: ciò era contenuto nella prima versione, modificata poi alla Camera e non riportata nella versione definitiva. Com’è dunque evidente, la legge 3 del 2018 non specifica alcuna prescrizione relativa alla formazione.   In secondo luogo, la nostra associazione ritiene sempre valide le comunicazioni fatte dall’ex presidente dell’Ordine delle professioni sanitarie, Dott. Beux, che nella sua lettera del 29 ottobre 2019 affermava:  

Pertanto, a oggi, nessuno può offrire garanzie sul punto 3, cioè sull’equipollenza dei titoli pregressi al diploma di laurea, quindi sull’iscrizione all’albo che sarà istituito in seno all’Ordine TSRM e PSTRP. Relativamente a quest’ultimo punto, senza possibilità di smentita oggi possiamo solo affermare che chi conseguirà il diploma di laurea in Osteopatia potrà iscriversi al relativo albo, ma nessuna indicazione certa può essere data sui titoli che risulteranno equipollenti, i cui possessori potranno iscriversi all’albo in forza della riconosciuta equipollenza. A farlo sarà uno specifico decreto ministeriale, così come nel 2000 fu fatto per le attuali 22 professioni sanitarie.

Un chiarimento il cui messaggio è che NESSUNA INDICAZIONE CERTA PUO’ ESSERE DATA SUI TITOLI CHE RISULTERANNO EQUIPOLLENTI.   L’Associazione Italiana Scuole di Osteopatia rileva inoltre che la subordinazione al requisito di trentasei mesi di esperienza professionale per l’iscrizione all’albo professionale, ha sì formato l’oggetto di una proposta in passato ma che tale proposta è stata rigettata proprio perché ritenuta inammissibile. L’emendamento allora sottoposto in sede di approvazione della legge milleproroghe – e poi accantonato per inammissibilità – recitava che:

Nelle more della definizione dell’ordinamento didattico della formazione in Osteopatia e dell’Accordo in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano per l’individuazione dei criteri di valutazione dell’esperienza professionale e dei criteri per il riconosci-mento dell’equipollenza dei titoli pregressi alla laurea universitaria in Osteopatia, ai sensi dell’articolo 7, comma 2, della legge 11 gennaio 2018, n. 3, e fino all’istituzione del relativo albo professionale, è istituito presso ciascun Ordine dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie e della prevenzione un elenco speciale degli Osteopati a cui è obbligatorio iscriversi entro il 31 dicembre 2021 per l’esercizio della relativa attività. All’elenco di cui al comma 8-bis possono iscriversi coloro che dimostrano di essere in possesso di un titolo di osteopata e di aver svolto l’attività lavorativa in regime libero professionale per almeno 36 mesi, anche non continuativi, negli ultimi 10 anni alla data entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto. Successivamente all’istituzione dell’albo professionale degli Osteopati, gli osteopati iscritti negli elenchi speciali, in possesso dei requisiti di cui all’articolo 5 del decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato n. 233 del 1946 e successive modifiche ed integrazioni transitano nell’albo professionale.

Se il criterio qui descritto fosse passato, allora in effetti l’iscrizione agli elenchi speciali sarebbe stata consentita SOLO a chi fosse in grado di dimostrare di aver lavorato per trentasei mesi negli ultimi dieci anni come osteopata, con l’effetto di escludere quindi tutti i diplomati dal 2017 in poi. Ribadiamo che però così non è stato, e che si stratta di una logica successivamente accantonata. Prima della presentazione di tale emendamento, c’erano state alcune riunioni tra le varie associazioni nel tentativo di regolamentare questo parziale riconoscimento. AISO si era trovata d’accordo nella discussione relativa all’analisi della qualità della formazione, fondata sulla norma CEN e sui Benchmark dell’OMS. Nel momento in cui ciò è sfociato invece in indebite chiusure a chi non avesse la possibilità di dimostrare i trentasei mesi di attività lavorative, la nostra organizzazione si è opposta con vigore non allo strumento degli elenchi speciali di per sé, ma al fatto che questa modalità di applicazione avrebbe lasciato senza lavoro circa 2.000 osteopati sul territorio nazionale. Oltretutto, nella scrittura dell’emendamento sopra riportato la parte qualitativa non era stata neanche presa in considerazione. AISO scrisse allora alle altre associazioni:

La sottoscritta Gina Barlafante, nella sua qualità di presidente AISO, dichiara che l’Associazione da lei rappresentata, pur ritrovandosi teoricamente d’accordo con quella che è stata definita “parte qualitativa”, come da votazione in sede di riunione del 9 gennaio u.s., è ASSOLUTAMENTE CONTRARIA all’istituzione in questo momento di elenchi speciali. Non intendiamo avallare nessun percorso che escluda, a tempo indeterminato e indeterminabile, senza alcun motivo sostanziale, circa duemila persone da attività lavorative fonti di reddito, specie in un periodo di profonda crisi economica come quello che stiamo vivendo. Preferiamo, pertanto, attendere il regolare completamento dell’iter determinato dall’articolo 7 della legge 3/2018.

AISO è pronta ad impegnarsi e lottare in ogni modo per il riconoscimento dell’Osteopatia secondo quelle che sono le regole istituite dalla legge Lorenzin; ma è altrettanto pronta a combattere le esclusioni inconcepibili di alcuni osteopati che, pur in possesso di una formazione di elevato standard qualitativo, dovrebbero cessare la loro attività senza alcuna certezza sui tempi e sulla possibilità di riprenderla. Ad oggi:

  • non esiste alcun riferimento nella legge 3/2018 circa la chiusura o la conversione delle scuole di Osteopatia;
  • allo stesso modo NESSUNA INDICAZIONE CERTA PUO’ ESSERE DATA SUI TITOLI CHE RISULTERANNO EQUIPOLLENTI E NESSUNA SCUOLA HA MAI FORNITO GARANZIE CERTE AGLI STUDENTI E AI POSTULANTI, ma vi è sicuramente la certezza di aver erogato una formazione secondo gli standard dei Benchmark OMS del 2010 e della norma CEN;
  • il percorso dell’istituzione della professione di osteopata ha superato lo step dell’accordo in sede di Conferenza Stato/Regioni sulle competenze e sull’ ambito di attività caratterizzanti la professione che prevede una laurea abilitante triennale; si attende però ancora la deliberazione del Consiglio dei Ministri ed il decreto del Presidente della Repubblica;
  • non sono stati ancora definiti:
    • i criteri di valutazione dell’esperienza professionale;
    • i criteri per il riconoscimento dei titoli equipollenti;
    • l’ordinamento didattico della formazione universitaria in Osteopatia che dovrà essere emanato tramite decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro della salute, acquisito il parere del Consiglio universitario nazionale e del Consiglio superiore di sanità.

Nel percorso di definizione che abbiamo davanti, AISO parteciperà attivamente come in passato a tutti i tavoli tecnici presso le istituzioni e si impegnerà nel dimostrare con forza quanto sia elevata l’attuale qualità di una formazione che negli ultimi dieci anni ha avuto una importante evoluzione, facendo partire centri clinici per l’attività di tirocinio e basando il percorso formativo sempre più sulle competenze. AISO sarà inoltre protagonista nella tutela degli studenti in formazione e dei professionisti sia direttamente sia attraverso un dialogo costruttivo e sinergico con le altre associazioni sia con l’aiuto del sindacato degli osteopati istituito presso CNA, tramite il quale è possibile interagire con maggior forza ed efficacia presso le istituzioni e i referenti politici.