The Osteopathic Promise To Children

LA MIA ESPERIENZA ALL’ OSTEOPATHIC CENTER FOR CHILDREN AND FAMILIES DI SAN DIEGO CA

Luisa Miraglia D.O. (docente OSCE)

Ricordo come fosse ieri la prima volta che ho visto la dottoressa Frymann. Avevo completato il mio percorso di studi da meno di un anno e lei era a Roma per un convegno.

Non avevo ancora le idee chiare su che tipo di direzione avrei voluto dare alla mia professione, ero un’atleta quindi ero convinta che sarei rimasta nel campo sportivo. Non avevo mai considerato l’idea di lavorare con i bambini, ma incontrare la dott.ssa Frymann di persona era comunque un occasione imperdibile, così ho deciso di andare. Quando sono arrivata in hotel lei era seduta nella hall dell’albergo che ripassava, con grande semplicità, l’intervento che avrebbe fatto da lì a poco su dei fogli di carta sgualciti. Assistere a quell’incontro è stato molto interessante ma ciò che mi ha colpito, (col senno di poi direi più di quanto avrei mai immaginato), è stato il trattamento che ha fatto su un bambino affetto da Autismo. Il suo volto in apparenza burbero sembrava essersi trasformato, era dolce e paziente, riusciva a tranquillizzarlo con molta facilità, come se lo avesse ipnotizzato.

Alla fine del convegno ci hanno parlato della possibilità di fare dei periodi di osservazione clinica all’Osteopathic Center for Children and Families di San Diego ed ero talmente entusiasta della giornata appena trascorsa che solo il pensiero di poterla vedere in azione in America era ormai ben piantato nel mio cervello. In tre settimane avevo già prenotato il volo, l’albergo ed ero pronta per partire per questa avventura.

IL CENTRO

The Osteopathic Promise To Children 02 osce spine centerDopo aver fantasticato immaginando questo leggendario OCC come un centro super tecnologico, in perfetto stile telefilm americano, mi trovo, invece, davanti a una costruzione molto semplice. Una grande casa sulla collina, circondata dal verde con un grande e accogliente portico bianco. Devo ammettere che la prima reazione è stata di delusione, ma poi ho capito che li tutto era pensato e studiato per i bambini. Un ambiente semplice familiare dove tutto era pensato su misura per loro: l’arredamento, i quadri, i fonendo-peluques e una sala d’aspetto piena di giochi riservata solo ai piccoli. Anche per i genitori era stato pensato un apposito spazio, accolti dalla sorridente Cristina sempre gentile e disponibile nella grande sala ovale all’ingresso potevano trovare vari libri, articoli e brochure per ottenere tutte le informazioni necessarie.

The Osteopathic Promise To Children 03 osce spine centerIn America l’osteopatia è una specializzazione di medicina e la maggior parte degli osteopati che lavorano all’ OCC sono pediatri specializzati in osteopatia come il dottor Centers o la dottoressa Julie May.

Nel centro, al fine di costituire una vera e propria rete di supporto al bambino e alla sua famiglia, lavorano anche altre figure sanitarie, come il dottor Valenti, che si occupa di optometria.

 

 

SI COMINCIA

Quando si parla di osservazione clinica, la dott.ssa Frymann la intende proprio alla lettera: ” Here you’re like a furniture!!” (qui siete come dei mobili!!) è stata la prima cosa che ci ha detto. Così, non avendo altra scelta, ho deciso di prendere umilmente le sembianze di uno “sgabello” ed ero pronta ad iniziare la mia giornata all’OCC.
Mi incuriosiva il fatto che, per ogni medico, esistono uno studio per il colloquio e uno per il trattamento. Quando arriva un nuovo paziente, i genitori vengono invitati da soli per il colloquio con la dott.ssa Frymann mentre Sally, una bravissima e biondissima tata, porta il bambino a giocare, colorare o leggere in maniera tale che si possa pian piano sentire a proprio agio in quell’ambiente.

The Osteopathic Promise To Children 04 osce spine centerIl colloquio ai genitori viene fatto separatamente perché la dott.ssa Frymann non ha piacere che si parli dei problemi del bambino davanti al bambino stesso e, se intuisce che possa esserci un qualche problema fra i due genitori, li vede separati al fine di permettere a entrambi di potersi esprime liberamente.
Vengono loro fatte domande sulla gravidanza, il parto, la prima infanzia, traumi e tutto quello che concerne una buona anamnesi. Mi colpisce la grande quantità di domande che fa in merito all’alimentazione che il bambino sta seguendo. Ma colpisce ancora di più lo stupore con il quale reagiscono quasi tutti i genitori a queste domande: non sanno rispondere e si guardano in faccia straniti, come se non avessero mai posto una reale attenzione su quello che i loro figli mangiano da un punto di vista qualitativo/quantitativo.

IL TRATTAMENTO

In un secondo momento, appena il bambino è a proprio agio, viene portato da Sally nella stanza del trattamento. Una stanza di dimensioni medie, molto luminosa, piena di giochi di ogni tipo, con un lettino di legno e pelle arancione con l’appoggia-gomiti (che come dice la dott.ssa Frymann è fondamentale per la buona riuscita delle tecniche craniche). Ad accoglierci sulla porta una signora alta, di origini chiaramente russe, che si presenta a me e agli altri “quattro sgabelli” come Lilia, la pianista. Quasi scoppio a ridere immaginando una situazione del genere in Italia ma lei, percependo le nostre perplessità e precedendo le nostre domande, ci invita a leggere gli articoli della dott.ssa Frymann in cui parla dei benefici della musica sui bambini e di come questa possa coadiuvare, potenziare e velocizzare la riuscita del trattamento. Le chiedo allora se usava una scaletta prestabilita o se c’erano dei brani preferiti e lei mi risponde che la musica viene scelta in base alla tipologia del paziente, la provenienza e lo stato d’animo.

The Osteopathic Promise To Children 05 osce spine centerMi sono accorta strada facendo però che l’ultimo brano al contrario era sempre lo stesso: “Jesus, Joy of Man’s Desiring”. Le chiedo il perché e lei mi risponde che serve per creare un rito per cui anche il corpo “sentendo” la musica sa che il trattamento sta per finire e si prepara a ritornare ad un ritmo normale.

Durante il trattamento i bambini non vengono fatti svestire e Sally aiuta la dott.ssa Frymann tenendoli fermi dai vestiti senza mai bloccarli, così da evitare interferenze sul “movimento”. Ai bambini vengono fatte togliere solo le scarpe e il trattamento si chiude sempre con la stessa frase di rito: “Are you ready for the shoes?”

IL CASO

C’è sempre un caso speciale per ognuno di noi, quello che dopo averlo visto o trattato cambierà il tuo modo di pensare e percepire le cose. Quello che fa sì che da quel momento in poi non sia più la stessa cosa. Il mio si chiama Laura, una bimba messicana con grandi occhi castani.

Entra in studio accompagnata da Sally, camminando a fatica con due ingombranti tutori alle gambe modello Forrest Gump all’inizio del film. La sua cartella è nelle mani della dottoressa Frymann quindi non potendo leggerla ignoriamo la sua diagnosi e non sappiamo la sua storia. Ci spiegano brevemente che Laura è una sua paziente da 3 anni e che un paio di mesi all’anno, con una frequenza di due volte a settimana, viene trattata dalla dott.ssa Frymann. Le tolgono i tutori e la fanno stendere sul lettino, lei si lamenta molto e inizia a piangere. Mi si stringe il cuore. E’ molto rigida e le gambe hanno degli spasmi importanti, tanto che Sally deve tenerla ferma per paura che cada dal lettino. Gli arti inferiori sono ruotati internamente e la rigidità è talmente forte che la zona dorso-lombare appoggia a mala pena sul lettino.

La pianista inizia a suonare un brano di Mozart, mentre la dott.ssa Frymann appoggia le mani sulla caviglia dx e inizia a trattare tutto l’arto inferiore, ripete sul sinistro, la bimba non piange ma si lamenta molto. Va al sacro, al diaframma e infine le ascolta il cranio. Le fa un CV4, almeno così sembra dalla posizione delle mani, avrei voluto chiedere conferma ma è risaputo che agli “sgabelli” non è concesso fare domande. Dopo pochi minuti Laura inizia finalmente a rilassarsi, il suo lamento cessa, la sua colonna è completamente adagiata sul lettino e gli arti inferiori non sono più così intraruotati. La dott.ssa Frymann continua il suo lavoro sul cranio e Laura piano piano si addormenta. Alla fine del trattamento la frase di rito: Are you ready for the shoes? Sally l’aiuta a tirarsi su e quando si accinge a rimetterle i tutori la dott.ssa Frymann la rimprovera bruscamente e le dice adesso può provare anche senza. Noi ci guardiamo meravigliate e incuriosite, Laura appoggia i piedi a terra e inizia a camminare meglio di come riusciva con i tutori. Un’emozione enorme mi pervade e anche adesso che ne parlo non riesco a trattenere le lacrime.…che ci posso fare…Sono uno Sgabello sensibile!!

Poco dopo nel corridoio conosco la madre di Laura una ragazza di soli 28 anni. Mi racconta che Laura ha avuto una paralisi cerebrale e le avevano detto che non avrebbe mai fatto nulla in autonomia tanto meno camminare. Oggi Laura mangia, respira e esplica da sola tutte le sue funzioni vitali e la sua mamma dice che la dottoressa le ha restituito in parte la sua bambina. Chiedo timorosamente alla dott.ssa Frymann cosa si aspettava di ottenere da un caso del genere e lei mi dice: “ Visto il problema è una domanda a cui non si può rispondere, dobbiamo solo partire da ciò che dovrebbe muoversi e non lo fa..”

CONCLUSIONI

Sono ormai passati diversi anni, sono tornata in America un’altra volta e ho anche rivisto la piccola Laura. Sono cambiata al punto che la mia professione è centrata sul lavoro con i bambini. Ripenso a quelle parole:

Osteopathy’s Promise to Children is dedicated to improving the health and wellbeing of children and families by advancing the field of Osteopathy.”

The Osteopathic Promise To Children 06 osce spine centerComprendo e apprezzo ogni giorno di più il senso di questa “Promessa” di cui mi sento umilmente parte.
Dovremmo mettere al centro della nostra attenzione i bambini, organizzando una rete di professionisti che possa collaborare al fine di aiutarli a realizzare il loro completo potenziale. Qui non si parla di burocrazia, qui si parla di persone, di famiglie e, soprattutto, di bambini che hanno il diritto di ricevere tutto l’aiuto possibile

Com’è già stato dimostrato da diversi colleghi, in Italia come all’estero, l’osteopatia pediatrica, ancor meglio se praticata fin dalle prime settimane di vita è un valido aiuto per la salute dei bambini a 360 gradi.

Esistono piccole realtà in cui l’osteopata lavora in equipe con pediatri, neurologi e altre figure sanitarie per essere d’aiuto anche nelle situazioni più difficili. Queste realtà dovrebbero essere incrementate e vanno potenziate le ricerche sul campo, perché ciò che oggi non si riesce a dimostrare non vuol dire che non esiste ma solo che non si è ancora trovata la chiave per spiegarlo.