OSTEOPATIA & SPORT

A cura di: Fabio Migliorini, Osteopata D.O.m.R.O.I. Docente e Tutor presso Scuola di Osteopatia OSCE di Bologna.

 “La vita è movimento, il movimento è vita”. Già a fine’800 A.T.Still (il fondatore dell’Osteopatia) aveva percepito il legame tra salute e movimento fisico. Ma c’è voluto circa un secolo prima che la comunità scientifica abbia iniziato a studiarne i benefici che, ormai, sono stati ampiamente dimostrati sia dal punto di vista fisico che psicologico (Warburton et al. 2006).

Attualmente attività fisica e Sport sono una pratica costante di molti italiani, sia per quel che riguarda l’attività all’aperto, sia indoor svolta nelle palestre e nei centri fitness. Tale pratica comprende vari livelli: dall’amatore che cerca di contrastare gli effetti della sedentarietà andando 1-2 volte la settimana in palestra, all’atleta agonista che si allena quasi tutti i giorni. Come già detto tale pratica porta innumerevoli vantaggi, ma di contro aumenta il rischio di traumi ed infortuni che spesso sono causati da usura ed eccessiva sollecitazione di certe strutture del corpo non adeguatamente preparato ed in equilibrio. 

fabio miglioriniFabio Migliorini

Un aiuto importante sia per lo sportivo professionista che quello amatoriale arriva dall’Osteopatia (Betser end Cook 2009), disciplina che si occupa di salute e prevenzione. Il punto di forza dell’Osteopata è la valutazione manuale che non si sofferma sul sintomo, ma, attraverso la palpazione, riesce a capire quale distretto (possono essere anche più di uno) non stia funzionando nel modo corretto. Dopo la valutazione attraverso le manipolazioni opportune sul sistema muscolo-scheletrico, sui visceri, sulla mobilità cranica, a seconda di casi, l’obiettivo è riportare il corpo verso un’adeguata omeostasi sfruttando la sua capacità di autoguarigione. 

In ambito professionistico la figura dell’Osteopata è stata inserita nello staff medico delle Olimpiadi di Londra 2012 con 25 professionisti da supporto agli atleti, stessa cosa alle Olimpiadi di Rio 2016 con un incremento di valutazioni e sedute, da 900 a 1100 (Civitillo et al. 2018). In generale tra gli sport che si avvalgono dell’aiuto dell’osteopatia troviamo: tennis, calcio, rugby, golf, football americano (negli USA gli osteopati sono medici a tutti gli effetti), basket, pallavolo, arti marziali, nuoto, sport invernali, triatleti. Senza dimenticare ciclisti e motociclisti, che in allenamento e in gara assumono una postura non proprio ottimale per la salute della colonna vertebrale, e altre pratiche artistiche come la danza, che, se praticata a livello professionale, mette il fisico seriamente alla prova.  

I motivi per cui l’Osteopatia può dare un contributo importante alla categoria degli sportivi sono diversi:

  • PREVENZIONE DEGLI INFORTUNI 

L’intervento è mirato ad un costante riequilibrio biomeccanico dell’atleta, fattore che migliora il gesto atletico. In particolare negli sport dove il gesto atletico è ripetuto spesso come lo swing nel golf, la bracciata del nuotatore, la schiacciata del pallavolista o il lancio del baseball per fare qualche esempio. In questa ottica il trattamento osteopatico diventa un importante strumento di prevenzione perché riduce l’instaurarsi di schemi motori scorretti causati da disfunzioni, o infortuni precedenti, con rischi di infortuni alle strutture muscolo-scheletriche (Civitillo et al. 2018). 

  • RIDUZIONE TEMPI DI RECUPERO

In questo caso l’Osteopata, coadiuvando le altre figure sanitarie dello staff medico, funge da supporto nei traumi e nei casi di recidiva.
Nelle distorsioni di caviglia, traumi frequentissimi in diverse discipline sportive (pallacanestro, pallavolo, calcio, ecc) inserendo in fase acuta il trattamento OMT (Trattamento Manuale Osteopatico), nei comuni protocolli fisioterapici, ha dimostrato un più veloce recupero del dolore, edema e mobilità articolare (Eisenhart et al. 2003).
Il trattamento osteopatico può essere un utile ausilio da utilizzare, singolarmente o in associazione alle comuni terapie, nella patologia del gomito tipica nel giocatore di tennis e di golf (Hutchinson 2007; Küçükşen et al 2013).

Per limitare le recidive, in particolare l’intervento osteopatico sarà mirato a ridurre gli schemi posturali compensatori aiutando l’atleta nel recupero della funzionalità migliore per non perdere tonicità in modo eccessivo (Pedowitz 2005). 

  • MIGLIORAMENTO DELLE PERFORMANCE

Il trattamento dell’atleta sano può essere focalizzato sul miglioramento biomeccanico generale liberando l’atleta da tensioni che, a vari livelli, possono limitarne la prestazione. Tali tensioni sono un ostacolo per lo sviluppo di forza e potenza, oltre che essere un freno che aumenta il dispendio energetico a discapito della resistenza (Brolinson et al. 2012).

  • PREPARAZIONE ALLE GARE

In prossimità di gare o eventi agonistici importanti l’atleta si sottopone ad intensi carichi di lavoro che possono stressare l’organismo. L’approccio osteopatico sui diversi sistemi muscolo-scheletrico, cardio-vascolare e soprattutto nervoso autonomo può essere di grande aiuto per ripristinare l’omeostasi corporea attraverso l’asse Ipotalamo-Ipofisi-Surrene (HPA). Vari studi dimostrano una rimodulazione del SNA (Sistema Nervoso Autonomo) da parte dell’OMT  che è in grado di aumentare l’attività della corteccia prefrontale e di conseguenza l’attività vagale grazie alla loro relazione neurobiologica (Dixon et al. 2017; Balzarotti et al.2017). 

Generalmente in ambito sportivo le strutture più esposte a sintomi sono: il rachide lombare e quello cervicale, il cingolo scapolo omerale spesso vittima del conflitto subacromiale (Bennet et al. 2017), il tendine d’Achille, il ginocchio che è spesso coinvolto nella sindrome femoro-rotulea (Tramontano et al. 2020) e nella sindrome della bandelletta ileotibiale (Perowitz 2005), il gomito con i tendini estensori e flessori del polso (Hutchinson 2007; Küçükşen et al 2013). Tutti sintomi che, se trascurati, possono portare a problematiche più invalidanti fino all’interruzione forzata dell’attività sportiva, come per esempio fratture da stress.

Brumm et al. (2013), in una ricerca su corridori di distanza, hanno evidenziato una riduzione statisticamente significativa dell'incidenza annuale cumulativa delle fratture da stress negli atleti di sesso maschile, ma non nelle donne, che hanno seguito l'OMT. Molto probabilmente perché nel sesso femminile questo infortunio è multifattoriale e può essere complicato dalla "triade dell'atleta femminile" (Folscher et al. 2015), ovvero: disturbi mestruali, bassa densità minerale ossea e ridotto apporto energetico. Pertanto, il contributo del sistema muscoloscheletrico allo sviluppo della frattura da stress può essere proporzionalmente più sostanziale per gli atleti di sesso maschile. 

Ci si augura un futuro in cui questa figura professionale sia presente di norma negli staff medici delle varie società sportive professioniste e non, per dare il suo prezioso contributo alla salute degli atleti. 

Ricapitolando: prevenzione, recupero più veloce post infortunio, miglioramento della performance, tutti fattori per cui si potrebbe affermare con un pizzico di audacia che l’Osteopatia sia la miglior forma di “doping” pulito e salutare che ci sia.  


Bibliografia:

  • Balzarotti S., Biassoni F., Colombo B., et al. Cardiac vagal control as a marker of emotion regulation in healthy adults: a rieview. Biol Psychol. 2017 Dec; 130: 54-66. 
  • Bennett S, Macfarlane C, Vaughan B. The use osteopathic manual therapy and rehabilitation for subacromial impingement syndrome: a case report. Explore: The Journal of Science and Healing. Sept–Oct 2017; 13(5): p 339-343. 
  • Betser J, Cook S. The developing role of osteopaths in sport. SportEX Medicine.  http://content.yudu.com/A1o90d/MDOnline/resources/129.htm
  • Brolinson PG, McGinley SMG, Kerger S. Osteopathic Manipulative Medicine and the Athlete. Current Sports Medicine Reports: 2008Jan-Feb; 7(1): p 49-56
  • Brolinson PGSmolka M, Rogers MSukpraprut SGoforth MWTilley GDoolan KP. Precompetition manipulative treatment and performance among Virginia Tech athletes during 2 consecutive football seasons: a preliminary, retrospective report. 2012 Sep;112(9):607-15.
  • Brumm LF, Janiski CBalawender JL, Feinstein A. Preventive Osteopathic Manipulative Treatment and Stress Fracture Incidence Among Collegiate Cross-Country Athletes. The Journal of the American Osteopathic Association, December 2013, Vol 113: p 882-890.
  • Civitillo C. Osteopathic manipulative treatment and sport: narrative review. GIOSBE Journal.2018 May Vol 4(1): 1-11.
  • Dixon ML, Thiruchselvam R., Todd R., et al. Emotion and the prefrontal cortex: an integrative review. Psychol Bull. 2017 Oct; 143 (10): 1033-1081. 
  • Eisenhart AW, Gaeta TJ, Yens DP. Osteopathic manipulative treatment in the emergency department for patients with acute ankle injuries. J Am Osteopath Assoc. 2003 Sep;103(9):417-21. 
  • Folscher LL, Grant CC, Fletcher L, Janse van Rensberg DC. Ultra-Marathon Athletes at Risk for the Female Athlete Triad. Sports Med Open. 2015;1(1):29. 
  • Hutchinson JB. An investigation into the efficancy of strain-counterstrain technique to produce immediate changes in pressure pain thresholds in symptomatic subjects. https://www.semanticscholar.org/paper/An-investigation-into-the-efficacy-of-technique-to-Hutchinson/91b56375baee31d0019c8e4522876b0f36867bbb
  • Küçükşen S, Yilmaz H, Sallı A, Uğurlu H. Muscle energy technique versus corticosteroid injection for management of chroniclateral epicondylitis: randomized controlled trial with 1-year follow-up. Arch Phys Med Rehabil. 2013 Nov;94(11):2068-74. doi: 10.1016/j.apmr.2013.05.022.
  • Pedowitz R. Use of Osteopathic Manipulative Treatment for Iliotibial Band Friction Syndrome. The Journal of the American Osteopathic Association, December 2005, Vol. 105, 563-567.
  • Tramontano M, Pagnotta S,Lunghi C, Manzo C, Manzo F, Consolo S, Manzo Assessment and Management of Somatic Dysfunctions in Patients With Patellofemoral Pain Syndrome. The Journal of the American Osteopathic Association, March 2020, Vol. 120, 165-173. 
  • Warburton DER, Nicol CW, Bredin SSD. Health benefits of physical activity: the evidence. CMAJ. 2006 Mar 14; 174(6): 801–809.